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Storia del giornale
Il desiderio di essere informati su quanto avviene intorno a noi è sicuramente antico quanto l'uomo. Il bisogno di conoscere per esempio i posti di lago o di fiume particolarmente pescosi o di essere avvertiti del passaggio della selvaggina ha sicuramente costituito, nella preistoria, una necessità primaria per la sopravvivenza dell'uomo. Lo scambio d'informazioni, in un primo tempo solo nell'ambito di una stessa famiglia, si estende prima tra più famiglie e successivamente tra le tribù di una stessa popolazione. Quindi possiamo affermare che comunicazione e informazione sono nati insieme all'uomo, e si sono sviluppate attraverso le invenzioni di strumenti sempre più progrediti (dalle pitture rupestri ai segnali di fumo, dalla scrittura - su pietra, su papiro o pergamena, su carta - alla radiofonia, dalla televisione a televideo, da Internet ai messaggi sui telefoni cellulari).
La preistoria Il giornale inteso nel senso a tutti noto, cioè quale strumento cartaceo d'informazione scritta, è nato in epoca relativamente recente. Sarebbe però un grave errore storiografico ignorare tutto ciò che ha preceduto l'invenzione del giornale proprio perché l'informazione giornalistica, cioè la narrazione di fatti nuovi e ignorati, ha invece origini antichissime. Trascuriamo le annotazioni quotidiane dei fatti pubblici che, secondo alcuni storici, i sacerdoti babilonesi erano soliti fare, le analoghe scritture pubbliche che venivano fatte nell'antica Cina, i resoconti delle battaglie, gli Annales, i notiziari sui traffici e quant'altro possiamo catalogare nell'archeologia giornalistica di cui abbiamo scarsi riscontri obbiettivi ma solo notizie d'antichi storiografi e limitiamoci a far partire la nostra storia dal primo servizio pubblico d'informazione che si ebbe nell'antica Roma, per mezzo di Avvisi scritti su tavole di legno e di marmo che venivano collocati nel Foro (1) e negli altri posti di raduno.Questi avvisi erano destinati a integrare le comunicazioni orali, allora affidate ai subrostrani (2), comunicazioni che spesso erano travisate o addirittura falsate da altre persone (derisores, adulatores, parassites) che, prezzolate da avversari politici al governo in carica, si mescolavano ai subrostrani diffondendo notizie false e calunniose.Sotto Giulio Cesare gli avvisi vengono meglio regolati e prendono il nome di Acta diurna, vengono cioè esposti quotidianamente e, riprodotti in più copie, inviati anche alle Provincie più lontane. Gli Acta non contenevano solo comunicazioni del Governo ma anche spunti di cronaca che, a lungo andare, presero il sopravvento. Quando sotto l'imperatore Augusto gli Acta furono soppressi (3), anonimi cittadini continuarono a collocare nel Foro tavole cui assegnarono il nome di Acta urbana o Diurna commentaria. Le notizie contenute in queste tavole presero il nome di ineptiae: esse venivano avidamente lette e commentate dai cittadini nonostante le repressioni delle Autorità (lo stesso avverrà più di mille anni dopo, sempre a Roma, con le più che note pasquinate) (4).Con la decadenza di Roma anche i sistemi di informazione vennero meno. Nel Medio Evo, caratterizzato da un generale disinteresse per la cosa pubblica e per gli affari comuni, la circolazione delle notizie era affidata principalmente ai mercanti, ai frati elemosinieri, ai trovatori; più in generale a tutti i viandanti che talora venivano letteralmente assaliti dalla gente avida di notizie. L'informazione scritta era affidata quasi del tutto agli ecclesiastici, uniche persone che sapevano allora leggere e scrivere e che spostandosi di città in città, di convento in convento, raccoglievano le notizie. Queste persone, chiamate clerici vagantes o anche goliardi (5), trasportavano in pesanti bisacce rotoli di pergamena sui quali i monaci delle abbazie visitate descrivevano i fatti a loro conoscenza, annotavano i nomi dei confratelli defunti, scrivevano pensieri morali.Per diversi anni i Paesi europei sono alla mercé delle invasioni barbariche e debbono passare alcuni secoli prima che una seppur minima attività di informazione torni a essere presente. In Italia ciò avviene solo quando la Chiesa diventa un importante centro di potere e al feudalesimo sta per sostituirsi l'istituzione del Comune. E' da poco passato l'anno 1000, e si assiste a una rinascita della società che intensifica i rapporti economici, sociali, politici, nella quale un cerchio sempre più vasto di persone sente il bisogno di essere informato sui fatti importanti non solo accaduti nel suo circondario ma anche nelle città e nelle regioni vicine. (1) Era il centro della vita pubblica. (2) Così chiamati perchè abitudinariamente al Foro stazionavano sotto i rostri. (3) Secondo altri la soppressione degli Acta avvenne quasi due secoli dopo sotto l'imperatore Settiminio Severo. (4) Sappiamo poco sulle origini di questo giornale murale, appeso saltuariamente al torso di "Paquino" in Via del Parione, a Roma, all'angolo di Palazzo Braschi. Certamente, come dimostrano i documenti conservati nella Biblioteca Vaticana, le prime "pasquinate" appaiono nella prima metà del 1500. (5) Col nome di goliardi, che nel sec. XII affiancò quello più antico di clerici vagantes , vennero indicati quei chierici e monaci, uomini di chiesa ma anche di scuola, che, lasciate le loro sedi, andavano vagando dove maggiormente fioriva la vita civile e dove più facilmente si offrivano possibilità di studio e di lucro, ma anche di libertà e un migliore godimento della vita. EDIZIONI ISTITUTO DI PUBBLICISMO Theorèin - Marzo 2004 |